La seduta del Consiglio regionale si è aperta con la commemorazione, da parte del presidente Franco Iacop, del Giorno del Ricordo, istituito dieci anni fa da un voto parlamentare a larghissima maggioranza che portò all'approvazione della legge 30 marzo 2004 n. 92, un evento che Iacop ha definito "l'approdo di una sofferta consapevolezza civile che si è venuta consolidando nella percezione degli italiani".
"La consapevolezza - ha aggiunto - che un Paese democratico deve sempre fare luce sugli aspetti, anche controversi, della propria storia. Se vogliamo celebrare questa giornata nella pienezza dei suoi significati, dobbiamo riconoscere che per lungo tempo l'orribile capitolo delle foibe e dell'esodo dall'Istria, Fiume e Dalmazia è stato nascosto al nostro Paese. Il Giorno del Ricordo corrisponde all'esigenza di un riconoscimento umano e istituzionale per troppo tempo mancato e che non ha nulla a che vedere con il nazionalismo. La memoria che coltiviamo è anche quella delle sofferenze inflitte alla Comunità slovena e croata negli anni del fascismo, ma non possiamo dimenticare le sofferenze, talvolta fino alla morte, inflitte a italiani immuni da ogni colpa".
"Il giorno del ricordo presenta il significato di una memoria ritrovata e condivisa, di rileggere un capitolo del passato comune e condividere lo sforzo di analizzarlo e interpretarlo nel decennio in cui le Repubbliche di Slovenia e di Croazia sono parte di un'Europa nella quale nessuna identità può essere sacrificata. Non è senza significato se nella legge istitutiva si sia sottolineata l'importanza di rinnovare la memoria della tragedia delle vittime delle foibe, dell'esodo dalle loro terre di 350.000 istriani, fiumani e dalmati e della più complessa vicenda del confine orientale d'Italia. Il Giorno del Ricordo è un'occasione per convertire la memoria di una immensa tragedia in una riflessione su quanto le cose siano cambiate nel frattempo e come gli sviluppi maturati lascino sperare in un futuro migliore, improntato ai valori della pace, della cooperazione e dell'accoglienza, privo di violenze e ingiustizie".
"Dobbiamo giustamente ricordare - così ancora Iacop - ciò che è accaduto e non stancarci di condannare con tutto lo sdegno possibile i crimini efferati e gli orrori della guerra, delle persecuzioni, delle stragi e della pulizia etnica, consapevoli che da allora sono cambiati non solo il confine orientale, con i suoi vasti intrecci, in termini di contatti e scambi fra popoli e differenti culture, valori e aspirazioni, ma tutta l'Europa, la sua storia, l'attualità e ancor di più le prospettive del mondo intero. Non si tratta di ridurre la portata di una pagina tragica, ma di fare una riflessione, con la serenità e l'oggettività che sono il vantaggio del tempo trascorso. La sfida dei nostri tempi si gioca sulla nostra capacità di investire nel futuro di noi stessi e dei nostri figli, memori di ciò che è accaduto, ma protesi a realizzare un mondo diverso, dove l'odio sia sostituito dal dialogo e dalla voglia di camminare insieme, dettata non già da ragioni sentimentali, ma nel comune interesse di contribuire a scrivere una nuova pagina di terre e popoli che per secoli hanno dialogato e collaborato tra loro".
Il presidente Iacop ha quindi ripercorso quella fase storica, ne ha messo in luce gli orrori delle foibe descrivendolo come l'eccidio più grande e sconvolgente mai avvenuto nella storia recente d'Italia e ha parlato di come gli esuli vissero il duplice dramma di essere stati costretti ad abbandonare la propria casa e di essere stati accolti con indifferenza da quella stessa Italia nel cui abbraccio solidale avevano sperato.
"La storia degli ultimi 70 anni ha posto le premesse per ricucire le lacerazioni con l'avanzare del processo di integrazione europea anche nel quadrante orientale e in questo contesto la nostra Regione può svolgere un ruolo importante e avere una funzione determinante. Nel suo recente discorso sul Giorno del Ricordo - ha evidenziato Iacop - anche il presidente del Senato ha ricordato come la Slovenia e la Croazia siano entrate a fare parte dell'Unione europea e come ciò abbia avuto un peso nel superamento delle barriere ideologiche all'interno di un contesto, quello dell'Unione, che è per sua natura fondato sul rispetto delle diversità e sullo spirito di convivenza e reciproco scambio fra etnie, culture e lingue diverse. Grasso ha riconosciuto come le nuove generazioni slovene, croate e italiane si riconoscano in una comune appartenenza europea che arricchisce le rispettive identità nazionali". "Capire l'importanza del nuovo scenario che abbiamo davanti è un primo passo necessario per costruire un futuro dove la violenza, la discriminazione e l'odio siano solo un doloroso ricordo. Significa uscire dallo stato di paralisi e di angoscia che deriva dal fatto di fissare lo sguardo alla pagine più nera della nostra storia recente - ha concluso Iacop - per concentrarci nella scrittura di altre pagine, dove non si parla più di violenza, odio e vendetta, ma di pace, di crescita, di sviluppo, di cooperazione, con riferimento al comune cammino di popoli e di individui fra loro diversi, che hanno diluito il loro essere italiani, sloveni, croati nell'acquisizione graduale di una nuova identità collettiva, quella che consentirà di chiamarli europei".
L'Aula ha osservato un minuto di raccoglimento, dopo il quale è stato distribuito, su richiesta del consigliere Rodolfo Ziberna (FI), il pieghevole "Confine orientale", breve sintesi storica a completezza d'informaziopne, edito dall'Associazione nazionale Venezia Giulia e Dalmazia.
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