mercoledì 9 ottobre 2013

SCARABELLI, VAJONT 1963-2013: ANCHE IL FRIULI CHIEDA SCUSA AGLI ERTANI

Il Comune di Erto e Casso nel 1963 faceva parte della Provincia di Udine che era l’unica istituzione amministrativa di riferimento oltre a quelle statali.
La Provincia di  Pordenone non era ancora stata creata, la Regione Autonoma Friuli Venezia  Giulia entrò a regime nel 1964 dopo le prime elezioni del consiglio regionale e di Comunità montane si iniziò a parlare all’inizio degli anni ’70. Gli ertani si opposero fin da subito alla realizzazione della diga e del bacino  artificiale del Vajont. Negli anni ’50 nasceva anche un Comitato di difesa  contro la SADE. Il Comitato mandò diverse lettere a parlamentari, ministeri,  Prefetture e Genio Civile di Udine e Belluno, alle Province di Udine e Belluno,  in quanto il Comune di Erto e Casso, pur appartenendo al Friuli, gravitava sul  distretto di Belluno per quanto riguardava l’amministrazione giudiziaria. Nel 1959 si costituiva anche un Consorzio per la difesa e la rinascita della  valle ertana chiedendo che “siano salvi i diritti legittimi degli ertani e che  l’opera che si sta realizzando per il progresso della Nazione non porti alla  completa rovina l’economia del luogo e non metta a repentaglio l’incolumità dei  cittadini”.
Ma nessuno ha dimostrato gran che attenzione. Solamente il Consiglio provinciale di Belluno nel febbraio 1961 deliberava di dare avvio ad un’ indagine geologica sulla situazione del Vajont chiedendo la collaborazione istituzionale dell’Amministrazione provinciale di Udine essendo Erto sotto la  provincia di Udine. Dagli atti del Consiglio provinciale friulano non risultano riscontri alle sollecitazioni della comunità ertana e anche alla Provincia di Belluno veniva  riservata la stessa sorte tant’è che l’allora presidente dell’Amministrazione provinciale bellunese nella seduta del Consiglio del 13 febbraio 1961  affermava: “la Provincia di Udine si disinteressa completamente della questione
del Vajont che non la riguarda …”. Nella stessa seduta il Consiglio provinciale di Belluno votava all’unanimità un  lungo ordine del giorno di denuncia dei soprusi e della inadempienze della SADE chiedendo, per quanto riguarda il Vajont che “siano predisposte tempestivamente  tutte le misure di sicurezza per garantire l’incolumità delle popolazioni della zona del bacino del Vajont e scongiurare il pericolo che sovrasta le  popolazioni di Erto, Longarone e paesi limitrofi”. Accogliendo una mia proposta, nella tristissima ricorrenza dei 50 anni dall’ olocausto del Vajont, il Consiglio provinciale di Udine, nell’ultima seduta  del 30 settembre u.s., ha ricordato le vittime dell’immane tragedia. Dopo aver consultato in questi ultimi giorni gli atti d’archivio di Palazzo  Belgrado e i vari dossier relativi alla catastrofe annunciata del Vajont, mi  convinco che non è sufficiente il ricordo o il semplice richiamo ad una memoria  seppur sentita e partecipata. Erto è Friuli! Anche noi rappresentanti delle istituzioni friulane, anche se  storicamente portatori di una responsabilità indiretta (lo Stato ha invece gravissime responsabilità dirette) dobbiamo chiedere scusa e abbiamo un debito verso gli ertani: riscattare una grave offesa dei semplici, una profonda  umiliazione subita da un piccolo popolo di montagna; gridare la verità di una  storia che generò quella strage, la storia di prima. Una verità rimasta  segregata per anni prima e ancora troppo tempo dopo la sera del 9 ottobre 1963. Gli ertani, martiri dell’immane disastro assieme alla gente di Longarone, non  sono stati vittime solamente dalla catastrofe del Vajont ma sono stati uccisi,  in molte altre maniere, assieme alla loro rabbia, al grido inascoltato di  giustizia, alle offese e alle violenze subite in nome e per conto del “progresso dello Stato”, alle angherie di un potere politico compromesso scandalosamente, anzi sottomesso, a quello del tornaconto economico. Poteri che andavano criminosamente a braccetto favorendo la degenerazione di ogni più  elementare diritto e calpestando la Costituzione, impedendo alla stessa e alle istituzioni, estranee alle gravi complicità palesi e occulte, di garantire la  vita d'inermi Cittadini.

Arnaldo Scarabelli
- Vice presidente del Consiglio provinciale di Udine -

Nessun commento:

Posta un commento