Il Comune di
Erto e Casso nel 1963 faceva parte della Provincia di Udine che era l’unica
istituzione amministrativa di riferimento oltre a quelle statali.
La
Provincia di Pordenone non era ancora stata creata, la Regione Autonoma
Friuli Venezia Giulia entrò a regime nel 1964 dopo le prime elezioni del
consiglio regionale e di Comunità montane si iniziò a parlare all’inizio
degli anni ’70. Gli ertani si opposero fin da subito alla realizzazione
della diga e del bacino artificiale del Vajont. Negli anni ’50 nasceva anche
un Comitato di difesa contro la SADE. Il Comitato mandò diverse lettere a
parlamentari, ministeri, Prefetture e Genio Civile di Udine e Belluno, alle
Province di Udine e Belluno, in quanto il Comune di Erto e Casso, pur
appartenendo al Friuli, gravitava sul distretto di Belluno per quanto
riguardava l’amministrazione giudiziaria. Nel 1959 si costituiva anche un
Consorzio per la difesa e la rinascita della valle ertana chiedendo che
“siano salvi i diritti legittimi degli ertani e che l’opera che si sta
realizzando per il progresso della Nazione non porti alla completa rovina
l’economia del luogo e non metta a repentaglio l’incolumità dei cittadini”.
Ma nessuno ha dimostrato gran che attenzione. Solamente il
Consiglio provinciale di Belluno nel febbraio 1961 deliberava di dare avvio
ad un’ indagine geologica sulla situazione del Vajont chiedendo la
collaborazione istituzionale dell’Amministrazione provinciale di Udine
essendo Erto sotto la provincia di Udine. Dagli atti del Consiglio
provinciale friulano non risultano riscontri alle sollecitazioni della
comunità ertana e anche alla Provincia di Belluno veniva riservata la stessa
sorte tant’è che l’allora presidente dell’Amministrazione provinciale
bellunese nella seduta del Consiglio del 13 febbraio 1961 affermava: “la
Provincia di Udine si disinteressa completamente della questione
del Vajont
che non la riguarda …”. Nella stessa seduta il Consiglio provinciale di
Belluno votava all’unanimità un lungo ordine del giorno di denuncia dei
soprusi e della inadempienze della SADE chiedendo, per quanto riguarda il
Vajont che “siano predisposte tempestivamente tutte le misure di sicurezza
per garantire l’incolumità delle popolazioni della zona del bacino del
Vajont e scongiurare il pericolo che sovrasta le popolazioni di Erto,
Longarone e paesi limitrofi”. Accogliendo una mia proposta, nella
tristissima ricorrenza dei 50 anni dall’ olocausto del Vajont, il Consiglio
provinciale di Udine, nell’ultima seduta del 30 settembre u.s., ha ricordato
le vittime dell’immane tragedia. Dopo aver consultato in questi ultimi giorni
gli atti d’archivio di Palazzo Belgrado e i vari dossier relativi alla
catastrofe annunciata del Vajont, mi convinco che non è sufficiente il
ricordo o il semplice richiamo ad una memoria seppur sentita e
partecipata. Erto è Friuli! Anche noi rappresentanti delle istituzioni
friulane, anche se storicamente portatori di una responsabilità indiretta
(lo Stato ha invece gravissime responsabilità dirette) dobbiamo chiedere
scusa e abbiamo un debito verso gli ertani: riscattare una grave offesa dei
semplici, una profonda umiliazione subita da un piccolo popolo di montagna;
gridare la verità di una storia che generò quella strage, la storia di
prima. Una verità rimasta segregata per anni prima e ancora troppo tempo
dopo la sera del 9 ottobre 1963. Gli ertani, martiri dell’immane disastro
assieme alla gente di Longarone, non sono stati vittime solamente dalla
catastrofe del Vajont ma sono stati uccisi, in molte altre maniere,
assieme alla loro rabbia, al grido inascoltato di giustizia, alle offese e
alle violenze subite in nome e per conto del “progresso dello Stato”, alle
angherie di un potere politico compromesso scandalosamente, anzi sottomesso,
a quello del tornaconto economico. Poteri che andavano criminosamente a
braccetto favorendo la degenerazione di ogni più elementare diritto e calpestando la Costituzione, impedendo alla stessa e alle istituzioni,
estranee alle gravi complicità palesi e occulte, di garantire la vita
d'inermi Cittadini.
Arnaldo Scarabelli
- Vice presidente del Consiglio
provinciale di Udine -
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